I rimborsi devono essere automatici e massivi. Senza necessità che gli utenti colpiti ne facciano richiesta. Il principio esposto nella sentenza del Consiglio di Stato (00879/2020) sul tema della bollette a 28 giorni ha tutta l’aria di rappresentare una pietra tombale nella contorta e lunghissima vicenda che ha visto le compagnie telefoniche messe all’indice dai consumatori per avere utilizzato un meccanismo che nei fatti andava a creare una “13esima mensilità” (visto che con le 52 settimane in un anno i rinnovi passavano da 12 a 13) per le società.
La sentenza riguarda Vodafone ma il Consiglio di Stato ha rigettato già a luglio i ricorsi delle altre compagnie telefoniche (quelle interessate dalla vicenda sono Wind Tre, Fastweb e Tim oltre a Vodafone) contro le delibere Agcom che bocciavano la fatturazione a 28 giorni sanzionando gli operatori.
La decisione dunque era nota da luglio. Con il dispositivo pubblicato il 4 Febbraio scorso ci sono anche le motivazioni, con il chiarimento nero su bianco che la delibera Agcom che parlava di «indennizzo automatico» deve essere confermata, a fronte di un passaggio delle tariffe a 28 giorni che è stato «sleale» ed «eversivo».
Parole dure, la cui pubblicazione segue solo di qualche giorno la maximulta da 228 milioni decisa dall’Antitrust e relativa, in questo caso, alla fase di ritorno alla fatturazione mensile dopo la parentesi dei 28 giorni. In quella specifica fase Antitrust – anche se in opposizione al parere non vincolante di Agcom che andava in senso opposto – ha ravvisato l’esistenza di un cartello fra le quattro compagnie coinvolte, arrivando a una multa a valle di una istruttoria avviata a febbraio 2028.
Insomma, con la pubblicazione del dispositivo arriva un ulteriore rafforzamento del portato della decisione del Consiglio di Stato di luglio che comunque per la prima volta ha reso operative le misure ripristinatorie previste da Agcom visto che oltre alla multa di 580mila euro – dimezzata rispetto alla previsione iniziale – le telco hanno da allora l’obbligo di avviare restituzioni automatiche in bolletta per i consumatori interessati (10 milioni in tutto) dei giorni erosi fra giugno 2017 e aprile 2018.
L’Agcom, scrive il Consiglio di Stato, ha attivato «lo strumento della tutela indennitaria automatica di massa a favore di tutti e ciascun utente, a fronte di violazioni generalizzate che pregiudicarono una moltitudine di utenti mediante un'unica e identica condotta da parte dei più rilevanti operatori di telefonia». E cosi, si legge ancora che «l’indennizzo non impone alcuna erogazione patrimoniale né in denaro, né in servizi, né in alcunché d’altro che non sia, da un lato, il mero riallineamento (ovviamente, d’ufficio) della cadenza mensile di fatturazione e, dall'altro, il conseguente conguaglio (sempre d'ufficio) per il disallineamento cagionato da una fatturazione a cadenza diversa».
Per capire la vicenda occorre tornare indietro al 2015, quando Tim, Vodafone e Wind decidono di modificare il periodo di rinnovo delle offerte ricaricabili per la telefonia mobile portandolo da cadenza mensile a 28 giorni. Successivamente si passa alla telefonia fissa e si adegua anche Fastweb.
Il primo intervento sul tema è di Agcom nel marzo 2017 con la delibera 121 in cui viene stabilita l'obbligatorietà della fatturazione mensile per i servizi sul fisso e ibridi (salvo il mobile). La delibera dava 90 giorni per mettersi in regola, passati invano. E quindi dal 23 giugno 2017 – dal punto di vista dell’Agcom – Tim, Vodafone, Wind Tre e Fastweb erano de facto inadempienti.
E così con 4 delibere (la 497/17 per Wind Tre, la 498/17 per Vodafone Italia, la 499/17 per Tim e la 500/17 per Fastweb) di dicembre 2017 l’Autorità è intervenuta poi per multare le compagnie (1,16 milioni, multa poi dimezzata) imponendo loro anche lo storno delle somme tratte dai giorni “erosi” rispetto alla fatturazione che sarebbe dovuta tornare mensile dal 23 giugno 2017.
Un ricorso al Tar delle compagnie ha quindi portato al congelamento della restituzione automatica degli utenti fino all’udienza di merito di fine ottobre. Intanto la legge 172/2017 aveva messo sostanzialmente fuori gioco le fatturazioni a 28 giorni, con obbligo per le compagnie telefoniche (e le pay tv) di tornare alla fatturazione mensile in un periodo fra il 24 marzo e il 5 aprile 2018.
Si arriva così, con una misura messa comunque fuorilegge, a novembre 2018, con il Tar del Lazio che intanto interviene nel merito, sul pregresso, cancellando la multa di 1,16 milioni per le compagnie telefoniche ma mantenendo i meccanismi “ripristinatori” nel frattempo previsti riconoscendo ai clienti un bonus di giorni in base a ciò che era stato calcolato in più.
Da qui il ricorso delle telco al Consiglio di Stato con la decisione a luglio scorso di confermare il dimezzamento già deciso dal Tar riguardo alle multe che l’Autorità nelle delibere comminava alle compagnie, ma anche la conferma delle restituzioni automatiche e massive.
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